Con questo primo numero – numero zero – dedicato all’Europa inauguriamo la rivista “Oltre il Capitale”, con cui intendiamo avviare un percorso di analisi e di confronto politico per contribuire alla rinascita della Sinistra.
Si tratta di una iniziativa tanto ardita quanto necessaria a nostro parere, che si colloca in un momento storico in cui appare, forse per la prima volta in modo così nitido, la schiacciante sconfitta della Politica per come l’avevamo conosciuta nel Novecento. Quella Politica battuta dalle forze del capitale sul campo delle grandi lotte operaie, ridotta oggi ad astratto simulacro, a corazza che impedisce di vedere il mondo, a teatro spicciolo per esibizioni performative di capi e capetti in cerca di visibilità.
E quando muore la Politica, muore la Sinistra.
Vogliamo capire perché un intero impianto di pensiero e di prassi si sia schiantato alla prova della Storia, paralizzandoci tutti e rendendoci tutti e tutte variamente inefficaci. Capire perché ha vinto il neoliberismo, mettendo sotto scacco, ove più ove meno, quasi in tutta Europa e nel mondo, le esperienze che in questi anni hanno proposto una alternativa, sia di stampo radicale, sia riformista e socialdemocratico. Quasi fosse stato una sorta di approdo inevitabile di quella transizione apertasi dopo il crollo dell’URSS nell’89, di cui oggi l’avanzata delle destre xenofobe e antisistema e le suggestioni razziali sempre più diffuse sono forse i tratti più emblematici.
In questo quadro l’Italia rappresenta un punto di osservazione con caratteristiche in parte singolari rispetto al contesto generale, considerando la radicalità con cui qui si è assistito a tale processo, che dal 2007 ad oggi in modo evidente e a passo da gigante ha portato la sinistra letteralmente al collasso. Spiazzata di fronte alle metamorfosi avvenute sul piano dei rapporti economici e sociali e sulle forme classiche del conflitto, su cui in passato aveva fatto leva per interpretare il mondo del lavoro, oggi non trova più le parole per dirsi e per farsi capire, ed è tagliata fuori da ogni legame sentimentale con quello che una volta, in una parola, si chiamava “proletariato”.
Probabilmente ci si è soffermati troppo poco sulle responsabilità soggettive che hanno prodotto questa macroscopica sconfitta. Le ripetute cadute, i fallimenti e gli attestati di distanza, o meglio di diffidenza da parte dell’elettorato a ogni chiamata, certamente avrebbero richiesto un surplus di analisi, una maggiore cura, una assunzione di responsabilità profonda per capire quali fossero stati gli sbagli evitabili e per capire quali strade percorrere per non ripeterli. Invece troppo spesso ha prevalso la logica emergenziale del salvare il salvabile, con l’illusione di fare fronte ai grandi problemi che avevamo di fronte attraverso scorciatoie che si sono rivelate tutte fallimentari, mettendo in campo tecniche di ingegneria politica piuttosto che ricerca teorica e pratica, piuttosto che nuova inchiesta, analisi approfondita sulla realtà in mutamento per la costruzione di un nuovo progetto politico.
Se è vero che quando muore la Politica muore la Sinistra, la sfida che abbiamo di fronte, anche attraverso questo nostro piccolo progetto editoriale, non può che muoversi su entrambi i livelli e porsi l’obiettivo ambiziosissimo, tutto politico, di definire un nuovo progetto, rimettendo al centro grandi ideali e valori di riferimento.
Un progetto che ricostruisca le connessioni tra i soggetti del conflitto e che faccia da collante tra la miriade di solitudini, sofferenze, povertà provocate da un sistema di sviluppo sempre più iniquo e brutale. Cogliere i nessi tra le contraddizioni, segnare l’orizzonte del cambiamento del presente, illuminare la realtà disvelandone le ingiustizie e le cause che le determinano, indicare la strada per superarle: tutto ciò sarà possibile solo se saremo in grado di mettere in campo un pensiero forte.
Noi vogliamo che la sinistra torni a rinominare il mondo e a dare senso alle vite, con la capacità di parlare agli uomini e alle donne che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento e l’esclusione, offrendo loro una prospettiva concreta di trasformazione dell’esistente.
Ma per contribuire a questa impresa non possiamo affidarci a suggestioni o a sogni passeggeri, dobbiamo invece tornare a formulare analisi razionali, fondate su una osservazione e interpretazione della realtà che abbia punti fermi.
Avere un approccio razionale e “scientifico” non significa però cercare rifugio in vecchie certezze, né acquisirne nuove come fossero verità indiscutibili. Al contrario pensiamo che sia necessario, perché questo lavoro di ricerca dia frutti, disporci con un approccio privo di rigidità e di certezze precostituite, provando per una volta a rispettare e valorizzare le diversità di cultura e di storia che ci contraddistinguono e che nelle peripezie della sinistra ci hanno visto spesso divisi, spesso in netto contrasto e incapaci di reale confronto per costruire insieme.
In questo vuoto di prospettiva, possiamo mettere a valore il meglio del portato di esperienze, valori, memoria di ognuno e ognuna di noi? Provare a confrontarci sui tanti temi stringenti, su cui non siamo stati in grado di dare risposte convincenti, mettendo in campo analisi e approcci anche tra loro dissonanti?
Vogliamo provare a fare questo, a non essere una rivista con una ispirazione politico-culturale omogenea, predeterminata, chiusa, altrimenti non scorrerà nuova linfa.
In questo muoverci a tutto campo nello studio della realtà, abbiamo un punto fermo che riteniamo fondamentale per non disperderci: il pensiero di Marx, il suo materialismo, il metodo di analisi della realtà con cui fu in grado di leggere con un approccio antidogmatico il suo tempo indicando una prospettiva di liberazione umana.
A duecento anni dalla sua nascita crediamo che, con lo stesso antidogmatismo che fu proprio di questo grande pensatore, si debba far ricorso a quanto ci ha lasciato in eredità, per analizzare il nostro tempo, per criticare l’economia politica del capitalismo contemporaneo così come seppe fare lui rispetto a quello dei suoi tempi. Studiare quindi i processi economici attuali evidenziandone la matrice di classe, nelle forme in cui oggi essa si presenta. Marx quindi non come profeta, non come portatore di un’opera mummificata, ma come ispiratore vivo di un possibile nuovo pensiero critico che nasca dall’incontro delle punte più avanzate dei percorsi critici che ci consegna il nostro tempo.
In tal senso l’ambivalenza costituirà in questo progetto editoriale una risorsa.
Ambivalente infatti è lo stesso titolo che dà il nome alla rivista, che va interpretato in un duplice significato ed in tutta la sua problematicità: “Oltre il Capitale” va inteso sia, in senso propriamente finalistico, come superamento dell’attuale dimensione storica che attiene la sfera economica a un’altra dimensione, sia come necessità di andare oltre l’analisi del capitale, insufficiente da sola a farci cogliere la complessità delle contraddizioni sociali, che non sono riducibili alla mera dimensione economica e che si intrecciano ad altre contraddizioni, prime tra tutte quella di genere. A partire da qui ripensare le categorie di lavoro, i diritti, le libertà, il nesso pubblico privato, l’idea del mondo che vogliamo costruire.
Presenteremo numeri monografici per mettere a fuoco di volta in volta le grandi questioni del presente aperte in Italia, contestualizzandole nel campo europeo, con uno sguardo fermo su quanto accade nel resto del mondo.
Sarebbe infatti per noi impensabile ridurre i confini del nostro progetto nell’ambito nazionale, in un momento in cui la sfida del cambiamento e del ritorno alla Politica si gioca prevalentemente in Europa e nel mondo. Non a caso dedichiamo questo numero di apertura all’Europa e in quelli successivi ci allargheremo ad altri continenti.